L’energico San Nicola e Santa Giuliana devoti a Maria all’Annunziata

Riprendo, rivedo e aggiorno con le foto del dopo restauro 2023 l’articolo scritto per il periodico «La SS. Annunziata...» nel 2003.

L’energico San Nicola
La vita. Nacque a Patara in Licia (Asia Minore), da genitori saggi e agiati. Fino da giovane fu noto per la sua bontà e misericordia e venne chiamato per risolvere le situazioni più critiche. Numerosi e leggendari furono i suoi miracoli a protezione degli indifesi, dei bambini, dei marinai, degli accusati ingiustamente. Nominato vescovo di Mira (Dembre in Turchia), qui morì e fu sepolto tra il 345 e il 352. Nel 1087 alcuni marinai trafugarono le sue reliquie e le portarono a Bari, nella corte bizantina, poi trasformata in cattedrale.

La praxis de stratelatis (il fatto dei comandanti militari, secc. IV-V). In un commento sulla vita di San Nicola, il p. domenicano Gerardo Cioffari parla della sollecitudine del santo «per la giustizia e la sua energia nel farla rispettare» e cita «un episodio azione caratteristica di Nicola: la praxis de stratelatis» che «ha determinato nel IX secolo l’eccezionale diffusione del culto».
Nella praxis sono ricordate le rivolte in Frigia ad opera dei Taifali, i soldati barbari qui stanziati. L’imperatore Costantino, informato, inviò in Frigia tre suoi comandanti che, a causa di una tempesta, sbarcarono ad Andriake, a tre miglia da Mira. Alcuni soldati scesero dalla nave, ma per certe loro prepotenze, scoppiò una rivolta nel mercato della città. Nicola, chiamato, si recò ad Andriake; ma quando la pacificazione era già in atto, dei messi da Mira, gli portarono la notizia che tre cittadini, vittime di intrighi, erano stati condannati a morte dal governatore. Nicola subito tornò a Mira con i tre comandanti.
Saputo il luogo della decapitazione, il santo accorse subito e trovò là molta folla e la guardia che lo aspettava e teneva la spada in mano per uccidere quegli uomini ... Il santo ... dopo aver strappato la spada alla guardia, la gettò lontano. Poi sciolse gli uomini dalle catene e li condusse in città, dicendo: – Io sono pronto a morire al posto di questi innocenti–. Nessuno del plotone ebbe il coraggio di opporglisi o di contraddirlo, ben conoscendo la sua religiosità e il suo giudizio imparziale. E avvenne secondo la Scrittura: «Un giusto ha fiducia in sé stesso, come un leone».
Giunto al pretorio, il santo ruppe le porte. Il governatore Eustazio ... venne subito a rendergli omaggio. Ma quello lo allontanò da sé ... chiamandolo ladro, sacrilego e sanguisuga, iniquo e nemico di Dio. E aggiunse: – Ed osi anche venire al mio cospetto, tu che non hai timor di Dio ed hai avuto l’intenzione di uccidere crudelmente degli innocenti! Poiché hai fatto tali e tante scelleratezze non avrò alcun riguardo per te. Agli ingiusti Dio riserba vie tortuose. Il piissimo imperatore conosce le tue colpe, sa come governi e come saccheggi questa provincia uccidendo uomini contro legge e senza processo per avidità e funesto guadagno –.
Il governatore cadde in ginocchio e lo supplicò: – Non adirarti contro di me, signore e padre. Sappi che non sono io il colpevole, ma i primati della città Eudossio e Simonide, che si sono levati ad accusare questi uomini –. Il vescovo replicò: – Non Eudossio e Simonide, ma Oro e Argento ti corruppero e ti fecero giungere a queste nefandezze –. Infatti il governatore aveva preso duecento libbre d’oro, per uccidere malvagiamente questi uomini. Il santo uomo, pregato molto dagli ufficiali, perdonò l’errore al governatore e non lo punì per l’ingiustizia fatta ai tre uomini.

«Il racconto – scrive il p. Cioffari – è rivelatore del carattere di Nicola: energico, caparbio, coraggioso e, quando la giustizia ha trionfato e il colpevole si pente, anche misericordioso. Non è alieno anche da un certo senso dell’umorismo se, persino nel momento di più aspro rimprovero fa il gioco di parole, sostituendo Simonide ed Eudossio (i corruttori) con Crisaffio e Argiro (nomi propri, derivati però da oro e argento)».

A Firenze (con il padre Mascagni)
La chiesa di San Niccolò di Oltrarno a Firenze fu rettoria nell’anno 1000 e prioria nel 1525. Riedificata nel sec. XV, venne di nuovo consacrata nel 1582. Nella sagrestia si trova una Deposizione di Cristo del nostro fra Arsenio Mascagni († 1637). Fu donata dal ministro Rodolfo Siviero, morto nell’autunno 1993 e sepolto all’Annunziata, nella cappella dei Pittori ...

La sua cappella alla SS. Annunziata
La cappella di S. Nicola è una delle più antiche del Santuario. Ricordata nel 1353, appartenne ai del Palagio che commissionarono a Taddeo Gaddi gli affreschi delle pareti rappresentanti la vita del santo. Nel 1623 Matteo Rosselli sostituì le antiche pitture con le sue e qualche anno dopo la cappella fu restaurata e abbellita di marmi. Nei quattro spicchi della volta il Rosselli dipinse i quattro evangelisti e nelle due lunette due episodi della vita di S. Nicola, spiegati dal motto di ciascuno: Ne praetio expugnentur auro eas munivit – cuius verbis vita trahitur eius ore fugatur mors (le fortificava con l’oro affinché non fossero espugnate ad alcun prezzo – dalle parole della sua bocca giunga la vita e fugga la morte).

Nicola e Giuliana, perché insieme?
ll perché i due santi sono dipinti uno accanto all’altro nella tavola d’altare della cappella nel Santuario forse va cercato nella devozione di Nicola a Maria e all’eucarestia. Infatti, viaggiando verso Costantinopoli per chiedere all’imperatore di alleviare le tribolazioni dei cittadini di Mira con tasse meno gravose, Nicola si fermò in una chiesa dedicata alla Madre di Dio. Qui partecipò agli uffici e celebrò la Santa Messa, ammonendo a non ricevere l’Eucarestia se si era peccatori (e uscì fuoco, come folgore, dalle sue labbra). Noto è il miracolo di S. Giuliana che, dall’anima purissima, ma da corpo debilitato, assunse l’ostia postale sul petto per divina misericordia senza inghiottirla.

Paola Ircani Menichini, novembre-dicembre 2003 - 2 maggio 2025. Tutti i diritti riservati.




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